Nell'ultimo decennio gli imballaggi biodegradabili sono diventati una valida alternativa alla plastica. I materiali biodegradabili sono costituiti da biopolimeri, ovvero polimeri composti da molecole presenti in natura. Vengono spesso utilizzati insieme a contenitori metallici per sigillare prodotti deperibili, come alimenti e cosmetici. Quando vengono utilizzati con i contenitori metallici, si presentano sotto forma di pellicole, rivestimenti e sacchetti.
Gli effetti di un prodotto sull'ambiente vengono determinati attraverso l'analisi del ciclo di vita (LCA). Questa analizza tutti gli effetti di un prodotto dalla sua produzione fino alla sua completa decomposizione [1]. I polimeri biodegradabili sono migliori per l'ambiente rispetto alla plastica sotto quasi tutti i punti di vista. Richiedono un minor utilizzo di combustibili fossili, producono meno acque reflue, creano meno inquinamento atmosferico e causano meno danni alle funzioni dell'ecosistema naturale. Uno dei problemi principali della produzione di plastica è la quantità di energia necessaria per la sua produzione, che comporta il rilascio di gas serra e il riscaldamento globale. È stato dimostrato che la produzione di polimeri biodegradabili richiede una quantità di energia significativamente inferiore a quella delle materie plastiche, compresa tra 25-54 MJ/Kg di energia rispetto ai 77-81 MJ/Kg delle materie plastiche [1] [2] [3].
Gli effetti dei biopolimeri sulla salute umana sono ancora oggetto di ricerca, ma sono emerse alcune tendenze. È stato dimostrato che i biopolimeri costituiti da catene di carbonio non hanno effetti negativi diretti sulla salute dell'uomo o degli animali terrestri. Per gli animali acquatici è stato dimostrato che riducono l'assorbimento di ossigeno da parte delle branchie. Nel complesso, i biopolimeri si decompongono in prodotti relativamente benigni che causano pochi problemi diretti alla salute.
La maggior parte degli effetti negativi dei biopolimeri sulla salute sono secondari. Come ogni forma di produzione che rilascia gas a effetto serra, la produzione di biopolimeri crea fumo, che può causare problemi respiratori come l'asma. Inoltre, l'aumento della domanda di prodotti agricoli spingerà gli agricoltori a utilizzare una maggiore quantità di fertilizzanti, che hanno dimostrato di provocare il cancro e altre malattie dannose. I fertilizzanti vengono ingeriti dai lavoratori che li utilizzano, dai consumatori che li mangiano e dal consumo di acqua contaminata [8].
La produzione di biopolimeri e di plastiche ha entrambi effetti negativi sulla salute associati all'uso di combustibili fossili, ma i biopolimeri lo sono in misura molto minore. La plastica utilizza una quantità di combustibili fossili sostanzialmente superiore a quella dei biopolimeri. Meno gas serra significa meno malattie croniche, come tumori e malnutrizione [7]. Attualmente il 12% della popolazione mondiale è malnutrito e il cambiamento climatico ha aggravato il problema. Inoltre, la malnutrizione infantile grave, che causa deperimento, sta aumentando a un ritmo allarmante, come ad esempio nell'Asia meridionale, dove quasi il 17% di tutti i bambini sotto i 5 anni ne è affetto [6].
I biopolimeri si decompongono in polimeri naturali, a differenza della plastica. La plastica può impiegare centinaia di anni per decomporsi completamente e spesso rilascia composti tossici durante il processo. È stato dimostrato che le tossine della plastica uccidono i batteri utili presenti negli ambienti e si accumulano nei pesci [9]. I biopolimeri sono molecole naturali che si trovano comunemente in natura. Non rilasciano tossine e si assimilano facilmente negli ecosistemi naturali [4].
I biopolimeri e gli imballaggi biodegradabili hanno un'ampia gamma di effetti negativi e positivi. Come alternativa comune agli imballaggi in plastica, hanno un'impronta di carbonio molto più ridotta. Inoltre, hanno effetti complessivamente minimi sulla salute e non comportano direttamente problemi di salute per l'uomo. Detto questo, la loro produzione utilizza comunque combustibili fossili per l'energia e promuove l'uso di fertilizzanti e pesticidi dannosi. È ampiamente riconosciuto che gli imballaggi biodegradabili, soprattutto se usati insieme ad altre forme di imballaggio metallico, sono una buona alternativa alla plastica.
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